La Bellezza Autentica e la Dimenticanza di Sé

Siamo circondati dalla bellezza e non ce ne rendiamo conto, troppo attenti, evidentemente, a seguire stereotipi imposti dal sistema, dai social, dalla televisione, dalla pubblicità. Dimentichiamo, o meglio, non ci accorgiamo di quanta bellezza siamo capaci di emanare. Ognuno è bello perché unico al mondo; l'uomo è un miracolo straordinario che vive su un un pianeta meraviglioso che permette la vita.

Eppure, tutto questo è sempre più dimenticato. Siamo abituati a maltrattare la nostra natura, la nostra Madre Terra e, molte volte, anche noi stessi, perché spesso ci guardiamo in maniera superficiale e vediamo solo quello che non ci piace, che non è conforme agli standard che abbiamo in mente. Non apprezziamo le nostre imperfezioni, non apprezziamo il nostro corpo, non sappiamo riconoscere la bellezza, quella autentica, che traspare dalla pelle, dal cuore, dagli occhi, dalla bocca, dalle mille espressioni dei nostri volti, unici, inimitabili e diversi.

La vera bellezza è quella che ci portiamo dentro, che si genera dalle esperienze del nostro vissuto; è un bagaglio che segue le nostre rotte e si arricchisce sempre di più, diventando così grande e luminosa da poter irradiare anche il corpo esterno.

Le Imperfezioni come Valore e la Riscoperta Artistica

Non tutti riescono a sentirsi belli, perché distratti da sentimenti negativi di insoddisfazione verso questo contenitore di bellezza che è il corpo. Frequentemente si dà peso alle imperfezioni, giudicandole, senza pensare che sono esse stesse un bene prezioso che ci contraddistingue gli uni dagli altri.

Fortunatamente, le varie discipline artistiche hanno contemplato, fin dai tempi più antichi, tutti i dettagli e le imperfezioni del corpo, rendendoli "umani" e inserendoli ufficialmente nel nostro modus vivendi, senza preoccuparsi dei canoni estetici dettati dalla società, canoni che vogliamo annullare finalmente, in nome di una bellezza consapevole e vera.

Nel corso degli ultimi decenni gli artisti hanno cambiato completamente il loro modo di intendere e di vedere il corpo; infatti, questo si è allontanato sempre più dalle norme ormai consolidate che ne definivano ruolo e significato, per diventare un vero fulcro dell'arte stessa. Il corpo ha cominciato ad assumere non più il significato di un mero contenuto dell'opera, ma un vero e proprio strumento, alla stregua di una tela, di un pennello o di una cornice o superficie, non più solo inteso come macchina umana, ovvero un sistema biologico.

Corpo, Identità e Società

Se volessimo analizzare il corpo come puro riferimento a carne e ossa, potremmo dire che per numerose tradizioni, religioni e scuole di pensiero è considerato tutto ciò che, a livello materiale, riveste la vera essenza spirituale di un essere: un corpo fisico che ci viene dato alla nascita e che è un punto di partenza per la costruzione della nostra identità.

Noi non possiamo prescindere dal nostro corpo, non possiamo decidere come siamo: se siamo alti, bassi, grassi o magri. Attraverso questo corpo noi strutturiamo la nostra personale identità e ci relazioniamo con gli altri. Quindi queste due cose, la nostra identità e la relazione con gli altri, dipendono quasi esclusivamente dal nostro corpo. Questo corpo ci può risultare piacevole, e quindi possiamo riconoscerci in esso e iniziare una sorta di relazione, così come allo stesso modo possiamo odiarlo, maltrattarlo perché non corrisponde ai canoni della società, rendendo molto più difficile instaurare un rapporto tra corpo e sé stessi.

Oggigiorno, avere il corpo "giusto" è diventato quasi l'unico modo per ottenere un riconoscimento in una società omologata e con canoni di estetica e bellezza quasi irraggiungibili. Quindi il punto fondamentale non è avere un corpo conforme al modello di linea sociale, ma soprattutto avere un corpo conforme alla propria identità, al proprio personale carattere che spesso porta ad essere fuori dalle righe e a cercare la diversità, a essere differenti.

Il Desiderio di Cambiamento e la Modificazione Corporea

La differenziazione individuale si realizza su uno sfondo comune, in un gruppo con il quale o nel quale il dato individuo segue e persegue le strategie di costruzione del proprio io. È allora nella forza dell'immaginazione del proprio io e del corpo che risiede la voglia di cambiamento, spesso dettata appunto dall'esigenza di uscire dall'omologazione, spesso dalla voglia di essere qualcun altro, o ancora delle volte dall'insoddisfazione mentale che si riflette poi sul proprio corpo. Talvolta è anche l'incapacità di una piena accettazione di sé stessi, appunto, che determina una sorta di spinta propulsiva verso il nuovo.

La volontà di diventare altro da sé è generata da una profonda sete di desiderio per ciò che non è e per ciò che potrebbe essere; modificare è in sostanza ricercare, tendere verso qualcosa che agli occhi dell'individuo appare migliore. Il desiderio di cambiamento trae le sue origini all'interno del corpo per poi, in un secondo momento, ripercuotersi all'esterno attraverso pratiche che potremmo definire di decorazione e ornamento, una sorta di mutazione, che di per sé è attività progettuale, un intervento che comporta un cambiamento a livello corporeo, quasi come se si agisse da architetto su una determinata costruzione.

L'Evoluzione Storica della Rappresentazione del Corpo nell'Arte

A proposito di pratiche di ricerca sul corpo, è importante fare una sorta di viaggio cronologico nell'arte, analizzando in particolare quegli artisti che hanno dipinto il corpo attraverso diverse tecniche. Da quando esiste l'arte, il soggetto preferito è stato sempre il corpo umano, sia esso in maniera immaginaria, divina o quotidiana. Però, mentre la centralità del corpo quale soggetto rimane una costante, la forma assunta dal corpo stesso è andata incontro a consistenti variazioni nel tempo. La rappresentazione del corpo nell'arte è specchio della società del momento.

Le più antiche opere riconosciute sono figure femminili nude ed obese, con mammelle e natiche di dimensioni spropositate. Si ritiene che queste figure avessero dei significati rituali o religiosi riferiti alla fertilità. In questo senso, l'immagine corporea rappresentata dall'opera non faceva riferimento a una forma reale, ma a una immaginaria, forse quasi magica. L'esempio più noto è la Venere di Willendorf, opera del paleolitico superiore, quindi di circa 20-30 mila anni a.C. Questa statuetta senza volto è considerata da alcuni come la prima rappresentazione dell'obesità. È, però, abbastanza difficile considerarle opere di rappresentazione quotidiana perché i casi di obesità all'epoca erano rari, se non del tutto assenti, sia per la vita da nomadi, sia per l'alimentazione a base di caccia. Difficile quindi pensare che queste donne potessero consumare eccessive quantità di cibo o comunque praticare una vita sedentaria. Nel complesso, sembra quindi impossibile che lo stile di vita della donna del paleolitico potesse permetterle di diventare obesa.

Bellezza e Opulenza: Il Corpo dall'Antichità all'Età Moderna

Anche nella cultura dell'antica Roma e nella Grecia il corpo è stato usato per raffigurare le divinità. In queste culture la rappresentazione del corpo non era deformata. I greci e i romani, anziché distorcere il corpo per idealizzare e addomesticare i magici poteri occulti che si nascondevano dietro l'esistenza, lo dipingevano in maniera del tutto realistica. In realtà, una certa quantità di adipe era considerata un indicatore di buona salute e di appartenenza ad uno status sociale alto, quindi i corpi venivano dipinti con qualche strato di adipe in più.

Nel corso dei secoli, cambiano le tecniche usate per ritrarre il corpo, ma l'opulenza rimane strettamente associata ai concetti di buona salute, fertilità e rispondenza ai canoni estetici di bellezza dell'epoca. La storia dell'arte propone momenti, che si possono ammirare in Rubens come in "Baccanale" del 1618 o anche secoli dopo in Renoir in "Le bagnanti" del 1919, in cui figure femminili debordanti erano assai desiderabili. Le arti, come abbiamo detto, specchio dei tempi, riflettono questi conflitti corporei e le relative condizioni.

L'Arte Contemporanea e la Nuova Visione del Corpo

È per questo che nell'arte contemporanea l'uso del nudo sta diventando sempre più frequente. Diversamente dai nudi rubensiani e da quelli di Renoir, che rappresentavano al meglio i modelli estetici delle rispettive epoche, i nudi contemporanei non sono presentati come sane bellezze un po' carnose, ma sono usati in maniera simbolica.

Così come Botero, artista famoso per le proporzioni esagerate e per la corpulenza delle figure umane e animali, prende spunto dagli stessi Rubens e Renoir. L'artista, per riempire grandi spazi, dilata la forma e quindi le sue figure diventano insolite, quasi irreali, che nonostante il surrealismo mantengono un grado di realismo e una tecnica di finitura davvero unica, quasi da attrarre il fruitore dell'opera in modo sensuale, rapito dalla bellezza delle forme e dei volumi, un po' come nello studio di Botero stesso.

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